TANTI QUESITI, UNA SINTESI: TRE VELOCITÀ

“Siccome questa pandemia non finirà, ci dovremo convivere almeno per un po’, tra vaccini e mascherine e distanziamenti e cure. Come già succede per l’AIDS, ma senza neanche il bene di un vaccino”, si legge su Il Tirreno” a firma di Stefano Landi.“E questo implica tre tempi e tre spazi conseguenti. Nel 2020 e nel 2021, secondo tutti i consuntivi e le previsioni affidabili, il turismo interno ci sosterrà, portando risultati anche più soddisfacenti che nel 2019, soprattutto negli spazi aperti: montagne, mari, campagne, laghi, cammini, ciclabili. Molto meno nelle città, negli spazi chiusi ed accalcati. Nel 2022-2023 ricominceremo a vedere in massa i turisti europei e gli Israeliani, almeno quanti prima, forse anche di più. Oltre a tutto quello che cercano gli Italiani (vedi sopra), vorranno vivere a fondo la nostra identità ed i nostri modi di vita, esperienze di immersione e trasformazione che noi possiamo proporre loro molto più e meglio di altri. Dal perdersi nei boschi per poi ritrovarsi in una malga, dall’imparare a fare la spesa per poi cucinare italiano, dall’ammirare un dipinto per poi impararne le tecniche e magari farne una copia. Dopo, a partire dal 2024 e chissà fin quando, ricominceranno i grandi giochi senza frontiere, di cui prima avremo solo le avvisaglie: USA, Canada, Russia, Cina. Ci vorrà più tempo per Brasile, India e altri Paesi e Continenti che più tardi hanno cominciato a preoccuparsi e a vaccinarsi.

E, dentro di noi, consumatori turisti, da qualunque parte del Paese o del Mondo proveniamo, che cosa sarà cambiato o dovrà ancora cambiare? Avremo voglia di natura, di acqua pulita, di aria e di respiro, di pedalare e camminare, di cibi sani e curati, di spiritualità che non è solo religione ma soprattutto armonia con se stessi. E queste ci sembreranno condizioni indispensabili per le nostre scelte fuori casa, non certo soltanto optional.

Dal lato dell’offerta, nel turismo italiano, abbiamo avuto mesi per adeguarci, sotto sotto sapevamo già che la deriva sarebbe stata questa, anche prima del Covid. Se non lo abbiamo ancora fatto, adesso dobbiamo correre. Altrimenti non ci sono più scuse: il tempo scade presto.

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