Questa casa è un albergo, o no?

Dieci riflessioni in margine ad un panel BTO molto animato

1. In Italia c’è un quantitativo enorme (milioni) di case utilizzate per niente o pochissimo, siano esse seconde case o case che è possibile prendere in affitto o altro. E un quantitativo analogo (ma imponderabile) di camere nelle case abitate che non vengono abitualmente utilizzate. Su questa potenzialità si potrebbe innestare un nuovo turismo, una domanda che cerca certamente convenienza, ma anche e soprattutto verità, autenticità, relazione con gli Italiani.

2. E anche dal punto di vista dell’offerta c’è una forte esigenza di contatto, di relazione, di socialità: “se non posso girare il Mondo, voglio che il Mondo passi per casa mia”; ma anche una domanda di senso, simboleggiata dalle tante mamme italiane che hanno ormai il nido vuoto, e che avrebbero tanto piacere di potersi occupare di qualcuno.

3. “In tempo di crisi” sembra che sempre più Italiani adottino comportamenti economicamente più razionali che nel recente passato: ad esempio vendendo l’oro che non usano, e magari anche le case inutilizzate. O magari portando il primo alle agenzie di pegno, e le seconde sul mercato delle vacanze.

4. Un mercato in cui la domanda, come direbbe Rifkin, apprezza sempre di più la possibilità di avere accesso ai beni, piuttosto che non pretenderne il possesso.

5. Una nuova e fiorente industria fortemente web-based si sta occupando proprio di questo, con risultati molto promettenti, e grande soddisfazione sia dei proprietari di case (“anfitrioni” o hosts), che dei loro ospiti (guests). Questa “industry” è solo relativamente nuova: ci sono players come Interhome o Novasol o Homelidays che fanno questo lavoro anche da decenni, ma altri come Homeaway, Wimdu o Airbnb che si lanciano con forza su di un mercato stimato come potenzialmente enorme, sia dal lato della domanda che dell’offerta.

6. Fin qui tutto bene, ma ci sono nubi all’orizzonte. In primo luogo chi per mestiere fa l’albergatore vede come il fumo negli occhi ogni potenziale nuovo entrante dal lato dell’offerta: ieri gli agriturismo, poi i Bed & Breakfast, adesso anche le case e magari i divani del “couch surfing”.

7. E quindi questo nuovo stormo di bianchi uccelli che si librano sul mercato turistico rischiano di venire impallinati sul piano delle regole: denunceranno i loro ospiti alla P.S. ? Pagheranno l’imposta di registro? E l’IRPEF? O non giocheranno forse furbescamente sullo sbriciolamento delle normative e dei controlli tra Regioni, Province e Comuni?

8. “Honni soit qui mal y pense”, ma il sospetto è lecito, e spesso ci si azzecca: soprattutto dove i controlli sono più difficili, e nei punti e nei momenti in cui la domanda è al picco, i casi di illecito sono molto frequenti, dalle case al mare ai B&B abusivi nelle grandi città.

9. Su questo non c’è modernismo, nemmeno se digitale, che consenta di abbassare la guardia. Dovremmo ormai avere imparato, e Saviano ce lo ricorda tutte le volte che può, che dove si elude o si evade, dove si tollera la transigenza alle regole, lì è in agguato la criminalità organizzata, pronta a sfruttare ogni debolezza del corpo sociale, prima ancora che ogni disattenzione delle Forze dell’Ordine.

10. E strategicamente che senso ha lasciare che tutto questo fenomeno innovativo vada a beneficiare solo i punti e le zone e i momenti in cui la domanda c’è già, quasi piovesse sul bagnato? E non lavori invece nella direzione di cui il sistema turistico e territoriale ed il corpo sociale hanno più bisogno, e cioè i quartieri periferici, i luoghi minori, le stagioni morte?

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