Turismo: Decreto Sviluppo e Nuovi Talenti

Per quanto ci si giri intorno il tema del rilancio dello sviluppo nel nostro Paese non può essere separato da quello della creazione di impresa. Non è con i tagli alle spese che si fa crescere il Prodotto Interno, né con l’innalzamento dell’età pensionabile: questi sono strumenti della cosiddetta leva finanziaria, utili semmai a comprimere i costi, ma non certo a fare crescere il reddito.
Allo stesso modo, quando si parla di rilancio degli investimenti, occorre stare ben attenti ai soggetti investitori che si hanno in mente. E nell’esperienza italiana pensare alle grandi imprese che fanno nuovi investimenti ed assunzioni suona spesso anacronistico.

Per di più, ci sono diverse categorie che potrebbero risultare beneficiarie, pur producendo nel medio periodo effetti di sistema controproducenti.
Un esempio è quello citato il 23 ottobre dal Presidente di Coldiretti Sandro Marini: imprese italiane che mediante il sostegno pubblico (SIMEST) fabbricano all’estero prodotti alimentari “italian sounding”, che vanno a fare concorrenza a quelli legittimamente e più onerosamente prodotti in patria.
Ma un altro esempio, forse paradossale, sono gli incentivi ad investimenti “innovativi” che vanno a creare tecnologie “labour saving”: il 17 scorso il Governatore del Lazio Polverini ha annunciato con enfasi che, grazie ad un nuovo sistema finanziato dalla Regione (FILAS), d’ora in poi si potranno visitare le necropoli etrusche di Cerveteri senza bisogno dell’assistenza di Guide turistiche.
Certo, non si tratta di rimpiangere il passato, ma di stare attenti a non immolare imprese ad alta intensità di lavoro (e quindi di redditi diffusi) e professioni tradizionali, sull’altare di una presunta innovazione ad oltranza.

Il caso del turismo da questo punto di vista si presenta come emblematico, ben oltre il piccolo esempio citato.
Le tipologie consolidate di impresa turistica (alberghi, tour operators, agenzie di viaggi, ecc.) non sembrano in questo momento in grado di generare un nuovo ciclo di investimenti, se non di sostituzione, ristrutturazione, piccolo ampliamento.

Le nuove tecnologie si pongono spesso in modo conflittuale rispetto alle imprese già operanti: ne sono un esempio i grandi portali di prenotazione alberghiera, che nei fatti abbattono la redditività (REVPAR) delle camere imponendo prezzi sempre più compressi. Ma allo stesso modo operano molte OLTA (on line travel agencies), che sostituiscono la presenza fisica delle Agenzie sul territorio ed il loro valore di informazione, consulenza ed assistenza, con una disponibilità virtuale, remota, delocalizzata spesso addirittura in altri continenti.

Tra i fenomeni apparentemente innovativi si colloca anche l’industria delle crociere, magari acclamata per i suoi tassi di incremento “a due cifre”: una industria che, però, guadagna soprattutto nel trattenere il più possibile a bordo i croceristi, e nell’organizzare le loro escursioni minimizzando i contatti con il territorio. Nel fatti, guadagna sull’attrattività della marca dell’Italia e delle sue eccezionali destinazioni, sostituendosi però agli alberghi, ai ristoranti, ai negozi, e pagando molti salari a lavoratori (e a livelli) del Terzo Mondo.

In questo quadro non certo fluido si pone la questione, centrale in una logica di sviluppo, di valorizzare i nuovi talenti e le nuove idee di impresa, che il più delle volte non ripercorrono le strade già note dell’hotellerie e dell’intermediazione. Idee innovative, ma non necessariamente tecnologiche, perché come noto l’innovazione può essere anche di prodotto, di mercato, di processo, di marketing e anche, sempre di più, valoriale.
Anche per confrontarsi con un sistema di piccole medie imprese familiari (come sono in larghissima maggioranza le imprese del turismo), sempre più frequentemente i giovani, per affermarsi sul mercato del lavoro, devono possedere non solo una attitudine esecutiva al lavoro dipendente e subordinato, ma anche la capacità di comprendere le forze e le opportunità di mercato nella prospettiva sempre più concreta di un lavoro autonomo o dell’avvio di una propria impresa.

Non solo, ma le più recenti tendenze anche delle maggiori imprese vanno nella direzione della creazione di unità di prodotto “a isola”, con precise responsabilità individuali di risultato, come pure della creazione di unità indipendenti anche formalmente, seppure funzionalmente inserite nel processo produttivo aziendale.
In questo senso i casi aziendali, ma anche quelli per tipologia di servizio, sono ormai innumerevoli, e non riguardano solo funzioni despecializzate (come ad esempio manutenzioni, guardiania, giardinaggio, lavanderia, ecc.), ma sempre più anche attività di front-office (dalla reception al customer care, dal marketing diretto al personal shopping, dalla comunicazione on-line allo sviluppo di nuove linee di prodotto turistico motivazionale, ecc.).

Occorre quindi creare una capacità professionale spendibile in diversi ambiti del settore: dalla promozione pubblica, all’impresa ricettiva, all’intermediazione, fino alla creazione di nuove imprese radicate sui territori e a forte orientamento al mercato, anche mediante la padronanza delle tecniche di analisi di marketing e delle nuove tecnologie della comunicazione e della promozione e commercializzazione diretta.

Iscriviti alla newsletter